Madonna del Carmine di Agostino di Di Duccio in terracotta

Madonna del Carmine di Agostino di Di Duccio in terracotta

2759

Nuovo

Copia in terracotta della Madonna del Carmine sita nel Museo del Bargello a Firenze.
Da un calco originale della manifattura di Signa.
Terracotta patinata a regola d'arte oppure in versione a ingobbio.
L'originale è di Agostino di Duccio (Firenze 1418 - Perugia 1481 circa), è in marmo e si trova a Firenze nel Museo Nazionale del Bargello.

Più dettagli

1 830,00 €



Scheda dati


Altezza 79 cm
Larghezza 66 cm
Spessore 5 cm
Peso 20 Kg
Artista / Ideatore / Architetto Agostino di Duccio (Firenze 1418 - Perugia 1481 circa)
Epoca storica Prima metà del 1400
Manifattura Made in Italy (Tuscany)
Materiale Terracotta
Museo dove è esposto l'Originale Museo Nazionale del Bargello, Firenze (Toscana, Italia)
Catalogazione museale numero inventario Sculture, n. 481

Ulteriori informazioni

LA VITA DI AGOSTINO DI DUCCIO

Nasce a Firenze nel 1441

La sua formazione avvene contatto con Donatello e Michelozzo durante i lavori del pulpito di Prato.

Nel 1441 venne accusato di furto di materiali preziosi e bandito dalla sua città natale.

Nel 1442 esegue l'altare di San Geminiano per la cattedrale di Modena, dove predomina l'influenza di Michelozzo.

Nel 1446 è a Venezia, dove studia le sculture tardo-gotiche e conosce Matteo de' Pasti, che lo chiamò per la decorazione dell'interno del tempio Malatestiano a Rimini.

A Rimini dal 1449 al 1457 è impegnato come progettista e, parzialmente, come esecutore della decorazione a rilievi dell'interno, del Tempio malatestiano. La decorazione prevedeva una specie di enciclopedia medievale, con inserti di figure paganeggianti, a fini celebrativi del committente Sigismondo Pandolfo Maletesta e della sua dinastia, a detta di Valturio il programma iconografico venne redatto dal comittente stesso, ma più realistiacmente potrebbe essere stato ideato dagli intelletuali raccolti alla corte malatestiana (Basino da Parma, Roberto Valturio, Poggio Bracciolini), il contenuto erudito ed enigmatico è adatto solo per una fruizione di dotti. I suoi rilievi posti lungo le membrature architettoniche, sono poco accentuati e quasi privi di peso. Nelle cappelle laterali eseguì i cicli con le Virtù teologali nella cappella di san Sigismondo, inserite in nicchie strette e poco profonde con angeli che reggicortina, nella cappella di Isotta, il ciclo con putti danzanti e musicanti su un fondo azzurro-blu, con la cappella delle Divinità planetarie il tema è astrologico, con la rappresentazione dei pianeti e dei segni dello Zodiaco insieme ai carri trionfali di Marte, di Venere e della Luna, inoltre sono presenti due bassorilievi che allegoricamente parlano di Sigismondo: nel primo si vede dal mare la città di Rimini, di cui si riconoscono le mura, le torri, il castello e il ponte di Tiberio, con nel porto un vascello a vele gonfie, sopra, il segno del Cancro, segno zodiacale del Malatesta, rapprsentato al posto dello Scorpione segno della città di Rimini; il secondo detto Il naufragio di Sigismondo in vista dell'isola Fortunata è stato tratta dal poemetto laudatorio di Basinio Basini, nella scena un uomo in una barca rema in mezzo a un mare agitato e popolato di mostri marini si riconoscono tre isole ognuna co un diverso aniamle un uccello, un leone e un elefante, queste tre cappelle si trovano sulla parete di destra a sinistra troviamo la cappella delle Arti Liberali e delle Muse, con in aggiunta alle Arti ad Apollo ed alle Muse troviamo le allegorie della Filosofia, della Botanica, della Concordia e della Musica, la cappella successiva è con giochi di putti in diciotto riquadri detta dei giochi infantili o dell'Angelo Custode, ultima è la cappella della Madonna dell'Acqua, con Sibille, Profeti, e il trionfo di Mineva; nell'edificio il monogramma con il ritratto di Sigismondo Pandolfo Malatesta, di profilo e coronato dall'alloro come un generale romano è sparso tra i rilievi tanto da diventare il lietmotiv di tutto il tempio. Un simile complesso celebrativo, dove in una tempio cristiano viene celebrato un uomo e la sua dinastia, in cui l'interno si fonde la cultura gotica e quella pagana, a quel tempo era possibile solo in una città provinciale, governata da un uomo con precisi intenti politici di autocelebrazione. Di questo tempio Pio II scrisse ch'era "piena d'opere pagane al punto che sembra meno una chiesa cristiana che non il tempio degli infedeli adoratori del demonio"

Tra il 1457 e il 1462 esegue la facciata marmorea della Chiesa di San Bernardino a Perugia.

Tra il 1463 e il 1470 esegue opere sopratutto per Firenze.

Tra il 1464 e il 1469 esegue la cosidetta Madonna d'Auvillers per Piero de' Medici detto il Gottoso, ora conservata al Louvre.

Del 1473 è il progetto per la porta di San Pietro a Perugia con triplo arco, ispirata all'Alberti.

Del 1477 è la tomba Geraldini nel Duomo di Amelia, con ampia partecipazione di aiuti.

Muore a Perugia nel 1481.


 

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