Erma in terracotta di Saffo Musei capitolini di Roma

Erma in terracotta di Saffo Musei capitolini di Roma

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Nuovo

Erma di Saffo, poetessa greca antica.
Nostra copia in terracotta del meraviglioso manufatto dei Musei Capitolini. L'originale in marmo è in effetti la copia dell'originale greco.

AAAA 666 our production - recuperando -

Più dettagli

2 Disponibili

1 200,00 €



Scheda dati


Altezza 67 cm
Larghezza 35 cm
Profondità 33 cm
Peso 34 Kg
Antica manifattura di origine Copia romana
Base rettangolare lato x lato 35 X 31 cm
Manifattura Recuperando srl
Materiale Terracotta
Museo dove è esposto l'Originale Musei Capitolini Roma

Ulteriori informazioni

Saffo (Eresos, 630 a.C. circa – Leucade, 570 a.C. circa) è stata una poetessa greca antica.
Saffo era originaria di Eresos, città dell'isola di Lesbo nell'Egeo; le notizie riguardanti la sua vita sono state tramandate dal Marmor Parium, dal lessico Suda, dall'antologista Stobeo, e da vari riferimenti di autori latini (come Cicerone e Ovidio), oltre che dalle testimonianze dei grammatici. Ciò che sappiamo di Saffo è stato dedotto dalle liriche e frammenti a lei attribuiti, o riportato da storici dell'antichità le cui fonti erano di dubbia attendibilità, seppure essi avessero accesso a un numero molto maggiore di versi della poetessa.
Nacque in una famiglia aristocratica che fu coinvolta nelle lotte politiche tra i vari tiranni che allora si contendevano il dominio di Lesbo (tra cui Melancro, Mirsilo e Pittaco); per una decina di anni Saffo seguì la propria famiglia in esilio in Sicilia, probabilmente a Siracusa o ad Akragas. Successivamente ritornò a Ereso, dove fu direttrice e insegnante di un tiaso, sorta di collegio in cui veniva curata l'educazione di gruppi di giovani fanciulle di famiglia nobile, incentrata sui valori che la società aristocratica di allora richiedeva a una donna: l'amore, la delicatezza, la grazia, la capacità di sedurre, il canto, l'eleganza raffinata dell'atteggiamento.
Ebbe tre fratelli, Larico, coppiere nel pritaneo di Mitilene, Erigio, di cui si conosce solo il nome, e Carasso, un mercante, che, secondo quanto emerge dalle poesie di Saffo, durante una missione in Egitto, si sarebbe innamorato di un'etera, Dorica, rovinando economicamente la propria famiglia. Nella Preghiera per Carasso Saffo prega affinché sia garantito un ritorno sicuro al fratello per poter essere riammesso in famiglia e lancia una maledizione alla giovane donna.
La Suda dice che Saffo sposò un certo Cercila di Andros, nota probabilmente falsa e tratta dai commediografi; dal marito ebbe comunque una figlia di nome Cleide a cui dedicò alcuni teneri versi. Alcuni frammenti, inoltre, proverebbero che la poetessa raggiunse un'età avanzata, ma il dato non giunge a sicurezza, poiché era usanza comune tra i poeti lirici di utilizzare la prima persona in modo convenzionale.
Gli antichi furono concordi nell'ammirare la sua maestria: Solone, suo contemporaneo, dopo aver ascoltato in vecchiaia un carme della poetessa, disse che a quel punto desiderava due sole cose, ossia impararlo a memoria e morire.
In età imperiale, Strabone la definì "una creatura meravigliosa", e una lode simile si trova anche in un epigramma attribuito a Platone.

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