Cicerone, Marco Tullio busto in terracotta

Cicerone, Marco Tullio busto in terracotta

1944

Nuovo

(Arpino 106 a.C. - Formia 43 a.C.
Oratore, uomo politico e scrittore latino.
Terracotta patinata, c
opia di un busto dei Musei Capitolini.

Più dettagli

3 Disponibili

940,00 €

Scheda dati


Altezza 77 cm
Larghezza 60 cm
Profondità 30 cm
Peso 15 Kg
Base rotonda diametro Ø 22 cm
Manifattura Toscana / from Tuscany
Materiale Terracotta

Ulteriori informazioni

Nacque in una famiglia ricca e influente dell'ordine equestre e fu avviato agli studi di retorica, diritto e filosofia, prima a Roma e in seguito ad Atene, a Rodi e a Smirne. Ritornato in patria nel 77 a.C., intraprese la carriera politica: divenne questore nel 75 a.C., senatore nel 74, edile curule nel 69, pretore nel 66 e console nel 63.

A quest'ultima carica Cicerone arrivò grazie all'appoggio dei patrizi che diffidavano dell'altro aspirante, l'aristocratico Lucio Sergio Catilina. Questi, sconfitto anche l'anno seguente (62 a.C.), organizzò una vasta congiura, trovando appoggio soprattutto presso gli aristocratici decaduti, i veterani di Silla e i proprietari terrieri cui erano stati confiscati i beni. Cicerone, che riuscì a produrre in senato le prove della congiura, fece arrestare e giustiziare alcuni cospiratori, tutti uomini di spicco a Roma. Ma lo stesso comportamento di Cicerone, che agì affrettatamente e senza aver garantito agli accusati un equo processo, venne condannato e gli costò l'esilio in Macedonia (58 a.C.); un anno dopo riuscì a tornare a Roma grazie all'aiuto di Pompeo.
Costretto a restare lontano dalla vita politica dal triumvirato di Pompeo, Cesare e Crasso, Cicerone si dedicò alla letteratura fino al 51 a.C., quando accettò la carica di proconsole in Cilicia (Asia Minore). Di nuovo a Roma nel 50, affiancò Pompeo, diventato nel frattempo nemico di Cesare. La sconfitta dei sostenitori di Pompeo a Farsalo (48 a.C.) lo convinse a venire a patti con Cesare, che gli perdonò la passata ostilità. Per qualche anno, fino all'uccisione di Cesare (44 a.C.), Cicerone rimase assente dalla scena politica, dedicandosi agli studi filosofici e alla letteratura. Nel conflitto che si accese tra il figlio adottivo di Cesare, Caio Ottaviano (che sarebbe stato insignito del titolo di Augusto) e Marco Antonio, Cicerone si schierò dalla parte del primo, ma la temporanea riconciliazione dei due nemici segnò la sua fine. Ottaviano non si oppose alla decisione di Antonio di inserirlo nelle liste di proscrizione. Catturato presso Formia, Cicerone venne giustiziato come nemico dello stato (43 a.C.).

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