Torso Gaddi 1 : 1 in marmo bianco di Carrara

Torso Gaddi 1 : 1 in marmo bianco di Carrara

6933

Nuovo

Marmo bianco di Carrara venato, oggetto di ns produzione.
Torso virile di Centauro del II secolo a.C. denominato "Tosrso Gaddi".
Copiato liberamente da un gesso ottocentesco fiorentino.

Costo della base in ferro 1200 euro.

Più dettagli

1 Disponibile

14 500,00 €



Scheda dati


Altezza 90 cm
Larghezza 75 cm
Profondità 39 cm
Peso 580 Kg
Finitura Levigato
Manifattura Recuperando srl
Materiale Marmo bianco di Carrara

Ulteriori informazioni

Il Torso Gaddi è una scultura frammentaria in marmo (h 84,4 cm) di ambito ellenistico, databile al II secolo a.C. e conservato nella Galleria degli Uffizi a Firenze.
L'opera fu in tutta probabilità scavata a Roma e, stando a una possibile menzione di Vasari, appartenuta a Lorenzo Ghiberti, i cui discendenti la cedettero poi a Giovanni Gaddi, Cherico di Camera del papa.

Opera ben nota nel Cinquecento, fu amata dagli artisti, che ne copiarono spesso la possente muscolatura e la posa "inclinata"; la citarono ad esempio lo stesso Ghiberti nel suo Sacrificio di Isacco, il Rosso Fiorentino nel Cristo morto compianto da quattro angeli, o da Amico Aspertini nell'Adorazione dei pastori, ma dovette ispirare anche il giovane Michelangelo Buonarroti. All'epoca si credeva che rappresentasse il torso di un satiro. Similmente al torso di Belvedere, l'opera non fu mai integrata da aggiunte e restauri successivi.

Nel 1778 fu acquistato dal Granduca Pietro Leopoldo che lo destinò alle Gallerie fiorentine.
L'opera è di solito riferita copia vicina a un prototipo del II secolo a.C., raffigurante un centauro con le braccia legate dietro la schiena e facente parte di un gruppo con un centauro giovane, libero ed esuberante, e uno anziano, martoriato da un amorino che lo cavalcava colpendolo con la frusta. Il gruppo formava una metafora erotica legata alle diverse conseguenze dell'amore in età giovanile o avanzata. Inoltre la presenza dell'amorino simboleggiava il potere di Eros, capace di domare anche gli orgogliosi centauri.

Per la tensione dinamica e il modellato molto rifinito l'opera è stata messa in relazione con la scuola di Pergamo.
Giovanni Di Pasquale e Fabrizio Paolucci, Uffizi: le sculture antiche, 2001, p. 20.



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