Attrezzo a due manici per la preparazione dei "goffre"
Materiale ghisa
Come avveniva la panificazione nelle valli delle Alpi Occidentali
(Liguria, Piemonte, Valle d'Aosta e parte della Lombardia)
Fino al secolo scorso, il pane era preparato soltanto due volte l’anno (in autunno e in primavera) e la cottura avveniva nei forni comuni come quello di Pragelato, facente parte del "Museo del Costume e delle Tradizioni delle Genti Alpine". Se una famiglia non calcolava bene il proprio fabbisogno di pane e lo terminava prima del previsto,
si preparavano i "goffre", una sorta di sottile focaccia croccante a base di pasta di pane lievitata al naturale. I "goffre" venivano cotti nel "gofriè", un apposito attrezzo a due manici composto da due piastre in ghisa lavorata a quadretti (fatto scaldare sul fuoco del camino), fra le quali cuoceva l’impasto. A partire dai primi del Novecento ed ancora fino ai primi anni Cinquanta, il pane si preparava ogni venti-trenta giorni. Per poter essere conservato bene, il pane veniva riposto in un’apposita camera detta "i chambre du pan", depositato su rastrelliere appese al soffitto affinché non ammuffisse.