Albrecht Durer Pannello Rinoceronte - 70 piastrelle 15x15 cm

Albrecht Durer Pannello Rinoceronte - 70 piastrelle 15x15 cm

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Nuovo

Riproduzione della celebre xilografia del Rinoceronte di Albrecht Durer del 1515.
Misure originali del disegno 23.5 x 29.8 cm, conservato al British Museum.
La nostra riproduzione è realizzata con 70 piastrelle di maiolica 15 x 15 cm. e misure L. 150 X H. 105 cm.
Nostra esclusiva produzione.
Si può riprodurre parametrizzato, di qualsiasi dimensione.

Più dettagli

1 Disponibile

2 940,00 €



Scheda dati


Altezza 105 cm
Larghezza 150 cm
Spessore 1 cm
Peso 56 Kg
Artista / Ideatore / Architetto Albrect Durer (Xilografia)
Dove è conservato l'originale British Museum (London)
Epoca storica 1515
Manifattura Recuperando srl
Materiale Maiolica

Ulteriori informazioni

Il Rinoceronte è una famosa stampa eseguita nel 1515 da Albrecht Dürer.
L'animale era allora sconosciuto in Europa e un esemplare indiano fu importato in quell'anno per la prima volta a Lisbona come dono al re portoghese Manuele I. Suscitò molta curiosità non solo tra gli studiosi, ma anche nel popolo portoghese. L'anno successivo il re volle farne dono al papa Leone X e lo spedì a Roma via mare. Purtroppo l'animale perì per un naufragio nel golfo della Spezia nel 1516.
Dürer non vide mai il rinoceronte dal vero, ma ne conobbe la descrizione contenuta in una lettera inviata da Lisbona a Norimberga e su questa base eseguì l'incisione con la tecnica della xilografia su legno che, nonostante le varie inesattezze anatomiche, divenne molto popolare e tuttora è ripresa da vari artisti soprattutto per il suo carattere surreale.
Il 20 maggio 1515, un rinoceronte indiano arrivò al porto di Lisbona trasportato a bordo di un vascello proveniente dall'Estremo Oriente. Un anno prima, nel 1514, Alfonso de Albuquerque, governatore delle Indie Portoghesi, inviò degli ambasciatori al sultano Muzafar II, sovrano dell'attuale Gujarat, chiedendo il diritto di costruire un forte portoghese sull'isola di Diu. Il sultano non rilasciò l'autorizzazione, ma inviò comunque alcuni omaggi diplomatici, fra cui proprio il rinoceronte: all'epoca, infatti, i governatori erano soliti scambiarsi animali esotici da tenere in apposite menagerie.
Albuquerque decise di inoltrare il dono al re portoghese Manuele I: il pachiderma venne quindi fatto imbarcare su un vascello, la Nossa Senhora de Ajuda, carico anche di spezie, che venne indirizzato verso il Portogallo, con delle tappe intermedie in Mozambico, Sant'Elena e nelle Azzorre.
Dopo un viaggio relativamente breve di 120 giorni, il rinoceronte - battezzato dai marinai Ulisse - venne finalmente scaricato in Portogallo, vicino al sito dove la torre di Belém era in costruzione (l'edificio, tra l'altro, venne più tardi ornato con dei gargoyle a forma di testa di rinoceronte). Il pachiderma non metteva piede in Europa dall'epoca romana: veniva quindi considerato una creatura leggendaria, reputata inesistente, e frutto di fantasie da scrittori e bestiari (che, non di rado, lo confondevano con l'unicorno).
Il quadrupede, dopo esser stato esaminato dagli studiosi, venne scortato in processione per il centro di Lisbona: al termine della cerimonia fu portato da Manuele II. Il monarca ne rimase molto impressionato e volle tenerlo nel giardino del suo palazzo reale Ribeira, per esibirlo come trofeo e come simbolo della potenza dell'Impero. Manuele, colmo di ammirazione verso la bestia e desideroso di offrire alla corte dei divertimenti stravaganti, la fece combattere addirittura contro un elefante; il re voleva anche testare l'attendibilità delle fonti classiche, soprattutto quelle di Plinio il Vecchio, che dipingevano il rinoceronte come l'acerrimo nemico dell'elefante. Lo spettacolo, tenutosi nella domenica della Santissima Trinità, si concluse con la disonorevole fuga dell'elefante scelto per fronteggiare il nuovo acquisto della menagerie regia.
Si noti che già otto settimane dopo il suo arrivo nel Vecchio Continente, il rinoceronte venne raffigurato in un poemetto di Giovanni Giacomo Penni, Forma e natura e costumi de lo rinocerote pubblicato il 13 luglio 1515 a Roma.
A questo punto, Manuele II decise di donare l'animale a Leone X, per mantenersi in buoni rapporti con lo Stato Pontificio. Già l'anno precedente il Papa ricevette dallo stesso Manuele un elefante, sempre dall'India: si trattava del celebre Annone. Con gran fatica, il rinoceronte fu imbarcato a bordo di un veliero: quest'ultimo, tuttavia, prima di fare arrivo a Roma fece una sosta a Marsiglia, che tra l'altro era in festa per la vittoria della battaglia di Marignano. Il re Francesco I di Francia, venuto a sapere della presenza del curioso ospite, non si lasciò sfuggire l'occasione di vedere il rinoceronte: fu proprio quest'ultimo, tra l'altro, a stimolargli il desiderio di acquisire animali esotici per la sua corte.
Creazione degli animali, Raffaello, 1518-1519. Nello sfondo dell'affresco, ubicato nel secondo piano del Palazzo Apostolico, sono presenti un rinoceronte e anche un elefante (con tutta probabilità, si tratta proprio di Annone).
Il proseguimento del viaggio fu meno felice: la nave, arrivata all'altezza della città ligure di Porto Venere, naufragò a causa di una violentissima tempesta. Il rinoceronte, che prima dell'imbarco era stato incatenato per esser tenuto sotto controllo, non era in grado di nuotare e quindi annegò tra i flutti. Sulla vicenda, Paolo Giovio scrisse:

« Il mare invidiò e tolse all'Italia questa bestia di inusitata fierezza, la quale si haveva a mettere a combattere nell'arena dell'Anfiteatro con l'elefante, perciocché il naviglio nel quale egli era menato, urtando agli scogli della riviera di Genova andò a traverso per fortuna di mare e ciò fu con tanto maggior dolore di ognuno, poiché la bestia, la quale era usata a passare il Gange e l'Indo, altissimi fiumi del suo paese, fu creduto che anche avrebbe potuto venire a riva sopra a Porto Venere, ancora che ella sia asprissima per duri sassi; se non che, trovandosi impedita da catene grandi, benché molto superbamente facesse ogni sforzo per aiutarsi, fu però inghiottita dal mare. »

Quando la carcassa riaffiorò presso la spiaggia di Villefranche-sur-Mer, fu impagliata e inviata nuovamente al Pontefice. Il destino del rinoceronte rimane sconosciuto: probabilmente venne distrutto durante il Sacco di Roma ad opera dei lanzichenecchi, oppure trasferito alla collezione naturalistica della famiglia fiorentina dei Medici. In ogni caso, a Roma l'animale non riscosse lo stesso successo che invece ottenne a Lisbona: ciononostante, compare lo stesso in alcune opere di Giovanni da Udine e di Raffaello.

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