Nerone erma in gesso

Nerone erma in gesso

11782

Nuovo

Erma in gesso, fatta a mano.
Platone (in greco Πλάτων) (Atene, 427 a.C. - Atene, 347 a.C.), è uno dei maggiori filosofi della storia del pensiero occidentale.
Copia del busto dei Musei Capitolini "Campidoglio" Roma.

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560,00 €



Scheda dati


Altezza 57 cm
Larghezza 29 cm
Profondità 25 cm
Peso 8 Kg
Diametro della base 17 cm
Materiale Gesso

Ulteriori informazioni

Nerone Claudio Cesare Augusto Germanico, nato come Lucio Domizio Enobarbo (in latino: Nero Claudius Caesar Augustus Germanicus o Lucius Domitius Ahenobarbus; Anzio, 15 dicembre 37 – Roma, 9 giugno 68), è stato un imperatore romano.

Fu il quinto ed ultimo imperatore della dinastia giulio-claudia che successe al padre adottivo Claudio nell'anno 54 e che governò per circa quattordici anni,[2] fino al suo suicidio, avvenuto all'età di 30 anni.

Nerone fu un principe molto controverso nella sua epoca; ebbe alcuni innegabili meriti, soprattutto nella prima parte del suo impero, quando governava con la madre Agrippina e con l'aiuto di Seneca, filosofo stoico, e di Afranio Burro, prefetto del pretorio, ma fu anche responsabile di delitti e atteggiamenti dispotici.

Accusati sommariamente di congiure contro di lui o crimini vari, caddero vittime della repressione la stessa madre, la prima moglie e lo stesso Seneca, costretto a suicidarsi, oltre a vari esponenti della nobiltà romana, e molti cristiani. Per la sua politica assai favorevole al popolo, di cui conquistò i favori con elargizioni e giochi del circo, e il suo disprezzo per il Senato romano, fu - come era già stato per lo zio Caligola - molto inviso alla classe aristocratica (tra i quali i suoi principali biografi, Svetonio e Tacito).

L'immagine di tiranno che di lui fu tramandata venne parzialmente rivista dalla maggioranza degli storici moderni, i quali ritengono che non fosse né pazzo - come lo descrissero alcune fonti - né particolarmente crudele per l'epoca, ma che i suoi comportamenti autoritari fossero simili a quelli di altri imperatori non ugualmente giudicati. Negli ultimi anni la paranoia di Nerone si accentuò, ed egli si rinchiuse in se stesso e nei suoi palazzi dedicandosi all'arte e alla musica, in pratica lasciando il governo nelle mani del prefetto del pretorio, il sanguinario Tigellino.

Anche se il suo comportamento ebbe certamente eccessi violenti e stravaganze, si può dire che non tutto ciò che gli venne imputato dagli storici contemporanei sia vero: ad esempio fu accusato del grande incendio di Roma, con l'obiettivo di ricostruire la città ed edificare la propria maestosa residenza, la Domus Aurea, fatto da cui gli studiosi moderni tendono a discolparlo. Nerone accusò dell'incendio i cristiani, che furono arrestati e condannati in massa. Infine, qualche anno dopo, abbandonato anche dai pretoriani e dall'esercito, venne deposto dal Senato (che riconobbe il generale Galba come nuovo princeps) e tentò di fuggire, ma alla fine, vistosi perduto, si tolse la vita nei pressi di Roma, nella villa di uno dei suoi liberti
Fonte Wikipedia


 

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