Bacco Romano in terracotta - Museo Chiaramonti

Bacco Romano in terracotta - Museo Chiaramonti

4962

Nuovo

Testa in terracotta patinata di Bacco giovane.
Copia del bacco dei Musei Vaticani.

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2 Disponibili

290,00 €



Scheda dati


Altezza 56 cm
Larghezza 25 cm

Ulteriori informazioni

Corrispondente del Dionisio Greco
Terracotta patinata di ns. produzione
a sinistra esemplare patinato a regola d'arte
a destra esemplare non patinato

Nella mitologia greca, figlio di Zeus e della mortale Semele; dio del vino e della vita naturale, insegnò ai mortali la viticoltura e la vinificazione.

Di probabile origine tracia, dal V secolo a.C. fu conosciuto anche come Bacco e godette di un culto particolare, comprendente pratiche estatiche e orgiastiche: le sue seguaci, dette menadi o baccanti, vagavano nei boschi celebrando il dio nell'ebbrezza dionisiaca, al limite della ferinità e della violenza; del suo corteggio si riteneva facessero parte anche centauri, ninfe e satiri: uno di loro, Sileno, fu precettore del dio. L'unica sede fissa in cui godeva di un culto era Delfi, dove divideva il tempio con Apollo e veniva celebrato in grandi feste cittadine. Durante le celebrazioni si svolgevano numerose competizioni teatrali, alle quali partecipavano grandi drammaturghi come Eschilo, Sofocle, Euripide, Aristofane. Nei suoi misteri centrale era la funzione della musica, spesso articolata su strumenti a fiato, secondo un uso che si traspose nella commedia attica, così come il ditirambo, i cori e le danze che furono adottati nella tragedia. Il culto mistico di Dioniso ricopriva un'importante funzione sociale, in quanto sublimava e simboleggiava elementi della religione che la civiltà greca aveva rimosso o superato, quali il sacrificio cruento, l'adorazione della natura, i culti fallici e i riti di iniziazione.

Il culto di Bacco, o Libero, si diffuse anche presso i romani, dove i suoi misteri furono chiamati Baccanali e divennero così sfrenati da essere proibiti dal senato nel 186 a.C.; nel I secolo d.C., tuttavia, i miti dionisiaci erano ancora popolari, come attestano le raffigurazioni visibili sui sarcofagi e le celebri pitture murali della Villa dei Misteri a Pompei.

Nell'arte greca, Dioniso venne spesso ritratto dai ceramografi attici con una cornucopia e tralci di vite, o col tirso e un mantello di pelle di pantera; la sua rappresentazione più nota è l'Hermes e Dioniso bambino (340 ca. a.C., Museo archeologico di Olimpia), opera di Prassitele. A partire dal Rinascimento, il dio fu raffigurato perlopiù come dio del vino o in rapporto al mito del suo amore per Arianna, in opere celebri di artisti come Michelangelo, Caravaggio, Tiziano, Annibale Carracci e Velázquez.

Lo spirito originario dei miti dionisiaci venne celebrato in età umanistica da Lorenzo il Magnifico, autore del Trionfo di Bacco e Arianna. Nel XIX secolo il filosofo tedesco Friedrich Nietzsche , nella Nascita della tragedia dallo spirito della musica, contrappose il senso istintivo e passionale dei miti di Dioniso a quello armonico e ordinato dei miti di Apollo.


 

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