Zeus Ammone del Museo Barracco di Roma - bassorilievo in terracotta



                                

Codice articolo: 13764
Prezzo: 190,00 €
Q.tà disponibili: 4

Nota sull'originale antico:
Si tratta di un frammento in terracotta, assegnabile al tipo delle “lastre Campana”, prodotte in serie e utilizzate come elementi di decorazione architettonica.
Nel caso specifico il rilievo, databile nell’ambito del I secolo d.C., mostra una testa di Giove Ammone che conserva ancora vivaci tracce di policromia.

L'Oracolo di Amon dell'oasi di Siwa è uno dei più famosi oracoli dell'antichità. In epoca classica Amon, con il nome di Ammone, venne assimilato allo Zeus greco. Secondo Erodoto gli abitanti dell'oasi erano gli Ammonii.
Il Tempio di Amon a Siwa si trova a nord-ovest della roccia di Aghurmi, l'antica capitale dell'oasi. Il suo oracolo ebbe un ruolo fondamentale nella conquista dell'Egitto da parte di Alessandro Magno, che si recò a Siwa per far legittimare il suo potere e il suo regno in Egitto dall'oracolo di Amon.

Il santuario è situato al crocevia di diverse culture, tra cui Cirene, l'Egitto e il mondo mediterraneo. Per questo motivo è difficile determinare l'identità della divinità originariamente onorata a Siwa. Si tratta probabilmente di una variante libica di Amon, onorato nelle oasi in forma criocefala, ossia con testa di ariete. Quando gli Egizi si impadronirono dell'oasi, interpretarono la divinità come una variante locale del loro Amon tebano, che poteva effettivamente essere rappresentato in forma criocefala.

Dall'Oracolo la regina Hatshepsut avrebbe ricevuto la consacrazione divina ad accedere al trono succedendo al padre, Thutmose I, ed al marito Thutmose II.

In una strategia di espansione verso il Mediterraneo, la XXVI dinastia procedette allo sviluppo e all'ampliamento di un tempio, probabilmente già costruito dai dinasti libici. Ahmose II è probabilmente il faraone che avviò la costruzione del tempio nel Periodo Tardo. Nonostante la distruzione, nel 1970, delle case che lo nascondevano, ciò che resta del Tempio di Amon lascia a malapena immaginare il suo passato splendore.

Lo storico greco Erodoto riferisce che nel 523 a.C. il re persiano Cambise II, figlio di Ciro il Grande, volle saccheggiare con 50.000 uomini l'oracolo sacro di Siwa, che profetizzava la caduta del re. Prima l'armata persiana raggiungesse la destinazione, però, venne sorpresa da una tempesta di sabbia e non si ebbe più traccia.

Ad esso si sarebbe rivolto il sovrano macedone Alessandro Magno per avere presagi sulle sue campagne militari e ricevendo dall'oracolo la rivelazione di essere figlio di Zeus-Ammone, e quindi la conferma alla sua missione divina di fondare un impero universale. Dopo aver conquistato l'Egitto e aver assunto il ruolo di faraone sacrificando a Re a Eliopoli e ad Apis nel tempio di Ptah a Memphis, Alessandro Magno viaggiò con il suo seguito attraverso il deserto fino a Siwa. Alessandro era accompagnato, tra gli altri, da Callistene di Olinto, la cui tradizione servì in seguito come fonte per i tre storici Strabone, Diodoro (entrambi del I secolo a.C.) e Plutarco (I secolo). Oltre alla consultazione di Alessandro, che ha cristallizzato l'oracolo e il suo dio all'interno delle tradizioni narrative intorno alla figura carismatica di Alessandro, l'oracolo è stato consultato in precedenza da grandi figure politiche del mondo greco, come il generale ateniese Cimone, lo spartano Lisandro e Alcibiade. Il carattere multiculturale e marginale di questo oracolo, rispetto ai santuari continentali come Delfi, soggetti a grandi pressioni politiche, ha fatto sì che venisse chiamato in causa in strategie di mediazione culturale, e allo stesso tempo utilizzato come modello anti-persiano, dal momento che, secondo la tradizione, Cambise si impegnò a distruggere l'oracolo durante la sua dominazione dell'Egitto. È anche in questa prospettiva che Alessandro e l'élite greco-macedone utilizzarono il messaggio promulgato dall'oracolo, in chiave anti-persiana, per legittimare l'alleanza dell'Egitto nella guerra che il conquistatore stava conducendo contro il grande re.

Dopo Alessandro, l'oracolo sarebbe stato nuovamente consultato dal conquistatore in merito agli onori eroici e divini per il defunto Efestione e, successivamente, dai Rodesi per onorare Tolomeo I dopo avergli fornito il proprio aiuto durante l'assedio di Rodi nel 305. In seguito, l'oracolo non fu più oggetto di visite importanti e non subì ulteriori sviluppi, un fatto sorprendente se sappiamo quanto abbia giocato un ruolo nella costruzione della figura di Alessandro. Strabone attesta addirittura, nel I secolo a.C., il declino dell'importanza religiosa dell'oracolo nel mondo ellenistico.

Il Museo di scultura antica Giovanni Barracco fa parte del sistema Musei in Comune di Roma ed è situato nel rione Parione, vicino a Campo de' Fiori. Raccoglie diverse opere di arte classica e del Vicino Oriente, donate al Comune dal barone Giovanni Barracco nel 1904.
Non avendo eredi diretti (non si era mai sposato e non aveva figli), Giovanni Barracco maturò la decisione di donare la sua collezione alla città di Roma. Fu insignito per questo della cittadinanza onoraria di Roma. Gli fu anche messa a disposizione un'area per farne un'adeguata sede museale, in Corso Vittorio Emanuele II, di fronte alla chiesa di San Giovanni dei Fiorentini. Il museo, denominato Museo di Scultura Antica, fu progettato da Gaetano Koch, con il quale Barracco aveva già collaborato quando, da Questore del Senato del Regno, aveva presieduto alla ristrutturazione ed all'adeguamento di Palazzo Madama.

Giovanni Barracco seguì personalmente la fase progettuale e la realizzazione del Museo di Scultura Antica, che si presentava come un tempio classico. Su richiesta di Barracco, il Museo fu dotato di un impianto di riscaldamento (il primo in Italia), di ampie vetrate per una corretta illuminazione delle opere esposte, e di basi girevoli per permettere la visione a tutto tondo di alcune sculture. Al Museo fu legata anche la biblioteca personale di Giovanni Barracco.

Negli ultimi anni della vita, Giovanni Barracco trasferì la propria abitazione in Corso Vittorio Emanuele II, presso il Museo, e continuò ad arricchire la collezione. Lasciò, nel testamento, indicazioni ai suoi eredi affinché acquistassero alcune pubblicazioni per la biblioteca del Museo, del quale Ludwig Pollak sarebbe rimasto Conservatore fino alla sua deportazione ad opera della Gestapo nel 1943.

Il Museo di Scultura Antica fu demolito nel 1938 in occasione dei lavori di sistemazione di Corso Vittorio Emanuele II successivi alla costruzione del Ponte Vittorio Emanuele II. La collezione fu trasferita presso l'Osteria dell'Orso e successivamente nei magazzini dei Musei Capitolini. Nel 1948 il Museo fu riallestito nel Palazzo della Farnesina ai Baullari a Corso Vittorio Emanuele II, messo appositamente a disposizione dal Comune di Roma.
Fonte Wikipedia

Le misure sono espresse in Cm. e Kg.
Larghezza: 54
Altezza: 58
Spessore: 4
Peso: 2
Manifattura: Recuperando srl
Materiale: Terracotta


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